- Dettagli
- Scritto da Lorenzo Stocco
- Categoria: Le Aizoaceae, i generi
- Visite: 893
Il genere Dinteranthus
Negli anni alcune volte nei mercati è apparso questo genere, ora, dopo un periodo che era scomparso dalle bancarelle, ho iniziato a rivederlo, specialmente le specie di più facile coltivazione. Le due che più facilmente troviamo in commercio attualmente (non intendo il commercio specializzato, dove le troviamo più facilmente, ma quello comune dei fiorai di mercato) sono Dinteranthus wilmotianus ssp. impunctatus e Dinteranthus microspermus ssp. puberulus. Il primo ad occhi che non conoscono il genere potrebbe apparire un Gibbaeum o un Argyroderma, della seconda specie menzionata, invece, devo dire che nei mercati ho notato piante con foglie davvero enormi, completamente fuori dal normale, anche 10 volte più grosse. Questo forse è dovuto al modo in cui sono state coltivate, per affrettarne la crescita e la vendita; non credo influirà sulla resistenza della pianta, ma certamente non si deve spaventare chi le compra e le vedrà negli anni successivi ridursi invece di crescere. Il genere è poco conosciuto perché poco diffuso commercialmente e questo accade perché è difficile rispetto ad altri generi simili, come ad esempio il genere Lithops. Dinteranthus fa parte di un sottogruppo all’interno del gruppo Titanopsis, che a sua volta fa parte della sottofamiglia delle Ruschioideae, appartenenti alla grande famiglia delle Aizoaceae. Di questo piccolo sottogruppo fanno parte oltre a Dinteranthus anche Lapidaria (una volta inclusa in Dinteranthus), Lithops, col quale esiste un forte rapporto, e Schwantesia. Esistono dei problemi di classificazione abbastanza difficili per alcune specie di questo genere e altre del genere Lithops; per quanto riguarda quest’ultimo la specie Lithops vallis-mariae è ritenuta da molti parte del genere Dinteranthus, questo per via di studi del DNA, mentre sempre a causa degli stessi studi la specie Dinteranths vanzylii è più vicina al genere Lithops. Per un amatore, però, a occhio sembrerebbe proprio il contrario, sebbene la ruvidità superficiale presente in L. vallis-mariae denoti una tendenza verso l’altro genere. In attesa di ulteriori e più decisive convinzioni in questo articolo al momento escludiamo di inserire Lithops vallis-mariae tra i Dinteranthus. Finisco questo accenno su come è composto il genere notando che tra questo e il genere Lithops esiste anche una certa facilità di ibridazione, esiste in commercio almeno un ibrido chiamato Xdinterops.
Queste le specie del genere:
D. microspermus (Dinter & Deremb.) Schwantes ssp. microspermus (specie a rischio di declino in natura). Questa specie non l’ho mai vista in coltivazione, e neanche in fotografia, ho però provato a seminarla senza risultati.
D. microspermus (Dinter & Deremb.) Schwantes ssp. puberulus (N.E.Br) N. Sauer. Specie semplice sia da seminare e da coltivare, ne esistono due forme: a fiore giallo e a fiore bianco o a volte bianco rosato; formano piccoli cespi. Essendo molto ramificata, è molto diversa dai Lithops, ha foglie grigiastre, al tatto sembrano vellutate sono ricoperte da piccoli punti bluastri.
D. pole-evansii (N.E.Br) Schwantes (specie rara o vulnerabile, non si conosce bene lo stato della popolazione naturale).
Detta anche pallina da golf, a causa della sfericità che assume l’unica coppia fogliare di cui la pianta è composta e per la superficie rugosa simile appunto alle palline da golf, le sue foglie sono molto bianche. La ritengo la più difficile da mantenere nella mia collezione.
D. vanzylii (L. Bolus) Schwantes (specie che con probabilità verrà messa nella lista di quelle in via di estinzione se non vengono fermati i fattori che ne causano il declino).
Per chi non lo conosce potrebbe benissimo essere un Lithops, ma non lo è, ne esistono due forme non riconosciute da tutti gli studiosi del genere, una con linee superficiali chiamata forma lineata (lineatum) e un altra (la forma classica, ma meno in commercio) puntinata. I fiori sono gialli e si ibrida facilmente con Lithops.
D. wilmotianus L. Bolus ssp. impunctatus N. Sauer (specie a rischio di declino in natura)Altro membro del genere con una o due coppie fogliari rotondeggianti verde grigio o grigio, si contraddistingue dalla specie tipo per la mancanza di punti visibili
D. wilmotianus L. Bolus ssp. wilmotianus
Specie con una o due coppie fogliari rotondeggianti grigie con numerosi puntini bluastri superficiali.
Cenni di coltivazione
Partiamo subito dall’inizio e cioè dalla semina, spesso ritenuta difficile per questo genere, perché a volte non nasce nulla, altre volte per l’infinita piccolezza dei semenzali. Se volete cimentarvi nella semina, conviene spesso iniziare con la specie più facile sia per la semina che per la coltivazione, ovvero Dinteranthus microspermus ssp. puberulus. Oltre a essere la specie di più facile coltivazione, forma anche agevolmente rami e quindi col tempo dà vita a dei piccoli cespi. In genere per avere successo con la semina è bene prendere i semi raccolti l’anno prima (ma ho provato con semi freschi ed ho visto che nascono molto bene lo stesso). Questi vanno tenuti al caldo a cuocersi sotto il sole estivo fino a metà agosto o anche fine agosto, dopo questo trattamento li andremo a seminare entro fine settembre, meglio se verso fine agosto -inizi settembre. Come al solito li metteremo in vasetti, a seconda della quantità di semi che abbiamo sceglieremo il vasetto idoneo. Teniamo conto che è meglio seminare fittamente: so che poi è una tribolazione trapiantare, ma ho visto che le plantule nascono e crescono meglio in vasetti con semine fitte. Il seme è inoltre cosi piccolo, sembra quasi polvere, che risulta difficile non seminare fitto. La composta deve essere molto minerale e acida, alcuni consigliano, per aumentarne l’acidità, di aggiungere torba, io evito di farlo per non crearmi poi problemi con gli sciaridi (piccoli moscerini che depongono le uova sulla torba; le larve che nascono si nutrono dei semenzali). Quando lascio asciutto poi la torba ha difficoltà a riassorbire l’acqua. I vasetti vanno posti in sottovasi capienti, riempiti di acqua possibilmente piovana; il seme non va coperto e io non metto neanche coperture ai vasi, ma lascio tutto in piena aria, in un posto caldo, al sole, ma schermato in modo che sia ben luminoso, ma senza che il sole scotti la piantina giovane che nascerà. Naturalmente il posto deve essere anche riparato dalle intemperie, che altrimenti metteranno sottosopra tutta la semina. Le piantine nasceranno nell’arco massimo di 15 giorni e vanno mantenute inizialmente umide, come per la semina di altre succulente. Sono molto piccole e se il pane di terra si secca deperiscono subito (in questo stadio). Un altro rischio sono i muschi e le alghe che si possono eventualmente formare, ma è un rischio che non mi ha mai dato problemi seri come gli sciaridi e la dimenticanza di garantire l’umidità. Anzi a volte succede che le piantine crescano meglio tra il muschio, ma questo non succede con le alghe. Dopo circa 4 / 5 mesi le piantine, prima “grandi” come punte di spillo, si sono lievemente accresciute. Siamo anche in periodo autunnale, fa meno caldo e possiamo tenerle leggermente aride sempre più a lungo, ma non bisogna mai stressarle troppo. Nell’anno che segue dovremo mantenerle più aride, ma ancora non cosi tanto come per i genitori: solo nel terzo anno ci comporteremo come con le piante adulte. Mettiamo in conto che sicuramente ne perderemo o per marciume o per il caldo: se le piante producono migliaia di semi polverosi (polverosi proprio per farne stare maggiormente nelle capsule) un motivo c’è, ed è la grande difficoltà, anche in natura, di nascere e crescere, cioè di trovare quello spazio, sotto una roccia, vicino a un torrente o chissà dove, che gli permetta di avere le condizioni idonee per nascere e svilupparsi. Questo è il compito che spetta a noi se vogliamo riuscire ad avere piante adulte, in pratica dobbiamo sempre stare attenti a dare loro le condizioni ottimali di calore, luce e nutrimento.
La coltivazione delle piante adulte
Le piante adulte di Dinteranthus hanno bisogno di molta più aridità rispetto alle giovani piantine da seme, bisogna essere crudeli con loro e non avere compassione. Del resto difficilmente li vedremmo soffrire per il secco, solo D. microspermus mostra alcuni segni di sofferenza, ma a dire il vero neanche tanti. Essi hanno bisogno di un breve periodo di irrigazione, che comprende il periodo estivo più caldo tra giugno/luglio e settembre. A fine settembre si torna a riposo. In autunno e inverno smetteremo completamente con l’acqua, poi tra aprile e giugno si può dare qualche spruzzata anche abbondante, ma senza volerne favorire la vegetazione e stando attenti che asciughino in fretta e rimangano aridi per un po’ di tempo prima di ripetere l’innaffiatura. Poi da fine giugno o luglio possiamo iniziare a bagnarli maggiormente. Essi si comportano come i Lithops per quanto riguarda il cambio fogliare, ma molto più lentamente. Infatti spesso a giugno sono ancora in piena muta. Amano essere ben esposti al sole, ma è meglio che siano leggermente ombreggiati, questo per evitare possibile scottature improvvise. Il terreno deve essere molto minerale oppure del tutto minerale e non calcareo. Per chi ha già una buona esperienza con i Lithops è naturale fare un passo successivo e crescere qualche Dinteranthus, la cui coltivazione non si discosta molto. Le differenze più sostanziali sono una maggiore lentezza e il bisogno di un’aridità molto più accentuata.
Comments powered by CComment